sabato 31 maggio 2014

La privacy è tutto?

12mila le richieste di rimozione arrivate da tutta Europa,  dopo che Google ha aperto la possibilità ai cittadini europei di poter inviare con un modulo su Internet la richiesta di rimuovere link inadeguati, a loro riferiti. e
Larry Page non ha perso tempo. E a due settimane dalla sentenza della Corte Europea sul cosiddetto "diritto all'oblio" Google mette a disposizione degli utenti un modulo web attraverso il quale i cittadini europei possono chiedere al motore di ricerca la rimozione di risultati non rilevanti sul proprio conto.

La notizia è stata diffusa da Google, e lo stesso Page ha rilasciato un'intervista al Financial Times nella quale ha spiegato nel dettaglio la decisione presa da Big G. Una decisione storica, perché per la prima volta un cittadino potrà chiedere a un motore di ricerca la rimozione di link sul suo conto, se ritiene questi «inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o eccessivi in relazione agli scopi per cui sono stati pubblicati». Le ragioni di Google. «Per ottemperare alla recente decisione della Corte Europea, - fa sapere un portavoce di Google - abbiamo reso disponibile un modulo web attraverso cui gli Europei possono chiedere la rimozione di risultati dal nostro motore di ricerca. La sentenza della Corte richiede a Google di prendere decisioni difficili in merito al diritto di un individuo all'oblio e al diritto del pubblico di accedere all'informazione.


La procedura Inutile dire che, almeno nelle prime fasi, il processo sarà complesso e non privo di problematiche. Molti esperti di diritto della comunicazione, infatti, hanno storto il naso leggendo la sentenza della Corte Europea. E gli stessi motori di ricerca non hanno accettato di buon grado la decisione dei giudici. Ma Google ha deciso di muoversi in fretta realizzando il modulo per la richiesta di rimozione dei link. Il procedimento, analizzando il form creato dai programmatori di Big G, appare molto essenziale. C'è da selezionare il Paese dell'Ue al quale l'utente appartiene, poi i propri dati (nome, cognome e indirizzo mail, allegando la scansione di un documento di identità), gli url per i quali è richiesta la rimozione e un breve messaggio nel quale si spiega la motivazione della richiesta. Roba di pochi minuti, insomma.



Aspetteremo le conseguenze che sicuramente sortiranno da questa sentenza. Afaldo e Solomon

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